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Il tennis nella ex zona rossa, Arnaboldi: “Mi alleno in giardino, il virus si batte con la calma e la pazienza”

Il tennis nella ex zona rossa, Arnaboldi: “Mi alleno in giardino, il virus si batte con la calma e la pazienza”

L’isolamento vissuto dalla regione italiana attualmente più colpita dall’epidemia: la Lombardia. Andrea Arnaboldi detto ‘Arna’, 32 anni, numero 282 nel ranking del tennis, vicino in classifica agli azzurri Filippo Baldi e al giovanissimo Lorenzo Musetti, parla da Cantù: secondo comune più grande della provincia di Como per numero di residenti. Come altri tennisti ha da qualche settimana interrotto forzatamente la partecipazione ai tornei ed è ora in isolamento nel mezzo di una situazione difficile per il territorio.

Dov’è in questo momento e come sta?

“Sono a casa dai miei genitori a Cantù dopo aver lasciato il mio appartamento. Io e la mia famiglia stiamo bene, ma la situazione è brutta. Una persona a me molto cara è ricoverata in condizioni non buone, anche se ora sembra che ci sia un miglioramento. E stanno male anche altri conoscenti, purtroppo”.

 Non si sarà fermata solo la vita normale, ma anche quella di sportivo. Ha la possibilità di allenarsi?

“Uso il giardino e riesco ad allenarmi abbastanza bene dal punto di vista fisico. Mi sento tutti i giorni con il mio coach Giorgio Mezanzani, che mi segue dallo scorso ottobre dopo avermi conosciuto agli inizi della carriera, e con il preparatore atletico Stefano Viganò. È una vicinanza umana più che professionale. Al momento ho tanta voglia di giocare ma non dipende da me. Certo non sarà facile all’inizio tornare in forma ma poi ce la farò”.

Facciamo un passo indietro: quando è arrivata la decisione di fermare l’ATP lei dov’era?

“Ero già fermo dopo aver giocato il torneo Challenger a Bergamo a febbraio. Sarei dovuto partire due settimane dopo per il Kazakistan ma già mi era stato comunicato che il Paese mi avrebbe messo in quarantena per 14 giorni. Mi sono quindi fermato e poco dopo hanno deciso di chiudere tutto anche qui in Italia”.

A quali tornei doveva partecipare ora sospesi o cancellati?

“Dopo il Kazakistan mi sarei iscritto in Messico per i Challenger. Adesso non so se li posticiperanno o li cancelleranno del tutto”. 

Federtennis e ATP: li ha sentiti, c’è stata qualche comunicazione diretta data la situazione generale?

“Sì dall’ATP e dalla persona che si occupa dei rapporti con i giocatori. Mi ha chiamato qualche volta e poi ci siamo sentiti via mail con aggiornamenti e cambiamenti. Nessuna comunicazione invece dalla Federazione; ma è logico dato che seguo soprattutto l’attività ATP”.

Lei ha un record: l’incontro più lungo della storia del tennis in una qualificazione; 4 ore e 26 minuti al Roland Garros nel 2015. C’è qualcosa che il suo sport le ha insegnato per resistere al meglio nei momenti difficili?

“Sì, i match durano due set e si vincono con calma e pazienza. Anche se le cose vanno male all’inizio, c’è sempre tempo per recuperare. Vale anche per la vita normale. Se ne verrà fuori”.

Ha sentito qualche altro campione italiano in questi giorni?

“Via messaggio ho sentito tutti i tennisti vicini a me nella classifica o quelli che vedo ai tornei. Sono legato in particolare a Luca Vanni: ci conosciamo da tantissimo tempo e con lui ci siamo parlati per telefono”.

A 32 anni sente di dare ancora molto al tennis? In quale fase è della sua carriera?

“Nei primi mesi del 2020 stavo ritrovando la forma dopo un 2019 molto difficile, tranne che per la parentesi di Wimbledon. Ero molto calato nel ranking e anche fisicamente. Sicuramente questo è uno stop in un momento buono per me. Penso di aver davanti ancora parecchio e quando riprenderò farò il meglio”.